Buon giorno a tutti,
a questo punto mi intrometto e dico la mia.
per prima cosa una premessa dovuta: parlo da geometra, prima e architetto, poi, in rigorosa successione cronologica, e con questo metto un po' tutti d'accordo.
a proposito dei limiti alle possibilità d'espressione che un sw pone nei confronti di chi lo utilizza, beh, che dire, che è un problema, sicuramente, ma che non appartiene di certo a noi quale generazione di progettisti, e anzi trova le sue radici ben prima dell'avvento del pc quale ausilio (all'inizio) e mezzo indispensabile (oggigiorno) nel processo di produzione architettonica.
mi riferisco naturalmente al primi trent'anni del novecento, alle grandi utopie culturali che hanno segnato la storia del movimento moderno con attività di ricerca ed espressione eterogenee come mai prima era avvenuto. ebbene, mi chiedo, quanta di questa produzione "mentale" si è poi tradotta in produzione "materiale"? pensiamo al caso dell'architettura espressionista, rimasta tale solo sulla carta e che trova unica vera testimonianza costruita nella Torre Einstein di Mendhelson (eblematico il caso di Finsterlin, il più espressionista degli architetti che si ricorda per i suoi disegni, ma non per una sola opera costruita). ebbene, ciò si è dovuto anche all'impossibilità da parte di questi pensatori (non meno che tecnici) di tradurre in misura, rappresentazioni bidimensionali, piante, sezioni, disegni esecutivi, calcoli strutturali, le loro idee.
l'avvento del computer quale ausilio alla progettazione abbatte questa barriera, la produzione architettonica conosce un salto di qualità idiscutibile, finalmente esiste un mezzo che supporta il fine. e tutto ciò consente al pensiero di evolvere in maniera rapida e apparentemente senza più limiti. ma da semplice ausilio, il computer in breve tempo diventa partner indivisibile per il progettista, fino a sostituirsi alla matita e alla carta anche nelle fasi più embrionali del concepimento di una idea architettonica (pensiamo alla possibilità di tradurre in tempo reale i nostri schizzi/scarabocchi su supporto informatico) comportando una inversione di tendenza che ci riporta al problema vissuto dall'architettura espressionista: è tale la dipendenza dal computer che il limite nel suo utilizzo dovuto a sw poco evoluto (?) o scarsa cognizione del mezzo diviene automaticamente impossibilità di esprimere una idea o un concetto.
e veniamo, per concludere (vi avrò infatti un po' stufati
), a noi e ai problemi dell'architettura già definita come concettuale: non è vero che non si può fare buona architettura anche con pochezza di mezzi siano essi tecnologici o economici (nel caso di committenze dal braccino corto); il compito etico del progettista deve essere quello di raggiungere il massimo risultato possibile compatibilmente con i mezzi che gli vengono messi a disposizione, ben sapendo che determinati fattori dipendono direttamente da lui (il sw che decido di usare ad esmpio) altri dai suoi interlocutori (il budget, la normativa, ecc.).
questo per dire che le logiche di mercato delle sw house esulano dal problema vero del fare architettura.
infine, e chiudo veramente, dobbiamo sempre pensare che non siamo noi sottosviluppati, ma dobbiamo considerare i big dell'architettura come giganti fuori scala (per disegnare Bilbao Ghery aveva dalla sua gli sviluppatori di Cathia, e che c...o!) che hanno la possibilità di circondarsi di gente forse più brava di loro.
io per il momento sono da solo.
grazie per l'attenzione a chi è arrivato in fondo, le mie volevano e vogliono essere solo parole....senza fine, senza pretesa, magari un po' OT.
bye by WF